Il cardinale Pell parla ad alcuni giornalisti alla vigilia della presentazione del suo libro “Diario di prigionia”: le vicende economiche e le accuse di pedofilia.
Intervenuto ai microfoni de il Corriere della Sera alla vigilia della presentazione del suo libro Diario di prigionia, il cardinale George Pell ha parlato del caso che ha travolto la Segreteria di Stato del Vaticano, degli immobili, delle accuse di pedofilia e del processo in Australia, conclusosi con l’assoluzione in via definitiva.
Il cardinale Pell sulla Segreteria di Stato: “I metodi erano ancora quelli del vecchio mondo”
Nel corso della sua intervista Pell ha parlato della Segreterie dell’Economia del Vaticano, finita al centro di una spinosa vicenda giudiziaria che ancora presenta zone d’ombre da chiarire: “In qualche maniera i metodi erano ancora quelli del vecchio mondo. Noi abbiamo introdotto la metodologia di controllo che oggi tutto il mondo utilizza. Abbiamo scoperto un miliardo e 300 mila euro qua e là negli uffici. Abbiamo preparato per la prima volta un budget prima dell’inizio dell’anno finanziario. Sono cose fondamentali“, ha dichiarato il Cardinale, il quale ha poi confermato che la Segreteria di Stato si oppose fermamente ai controlli.
Le accuse di pedofilia e il processo
George Pell ha poi parlato della sua vicenda personale, del processo per pedofilia, della condanna e quindi dell’assoluzione con l’Alta Corte australiana che ha optato per il proscioglimento, sollevando il cardinale da accuse pesanti, gravissime: “Ovviamente la crisi degli abusi sessuali è stata grande, sia per i crimini sia per il modo in cui i vescovi l’hanno trattata. E poi nel mondo anglosassone ci sono le guerre culturali, io sono un conservatore, l’opposizione più forte alla secolarizzazione viene da noi, e questo era un altro elemento di difficoltà. Alcuni parlano di una connessione possibile tra i problemi nel mondo delle finanze qui e i miei problemi in Australia, ma non abbiamo prove. Sappiamo che del denaro è andato dal Vaticano in Australia, due milioni e 230 mila dollari, ma finora nessuno ha spiegato perché“.
Quello individuato dal Cardinale, che si limita a sollevare dubbi senza fare accuse o puntare il dito, è un legame economico poco noto che ha unito il Vaticano e l’Australia. Ovviamente in assenza di prove siamo di fronte a congetture.